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Cesara Buonamici Chiede Scusa per un Termine Inappropriato in Diretta

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Cesara Buonamici, durante l’edizione serale del Tg5 di martedì 2 settembre, ha espresso le sue pubbliche scuse per aver usato un termine inappropriato il giorno prima. La giornalista ha ammesso di aver “usato, sbagliando, una parola che non si usa più” riferendosi alla storia di Olivia, una bambina di 8 anni di Torino. Le scuse sono state rivolte a tutti coloro che si sono sentiti feriti dall’uso di un linguaggio non inclusivo, dimostrando una notevole sensibilità e la volontà di correggere l’errore in diretta nazionale.

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Olivia, a cui era stato rubato il triciclo ortopedico, un attrezzo fondamentale per la sua mobilità.

La Storia a Lieto Fine di Olivia e del Suo Triciclo Ortopedico

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Cesara Buonamici si scusa in diretta per aver usato il termine “handicappata”

L’errore di Buonamici era legato alla vicenda della piccola Olivia, a cui era stato rubato il triciclo ortopedico, un attrezzo fondamentale per la sua mobilità. Il furto, avvenuto a Torino, aveva scatenato un’ondata di solidarietà sui social, con l’appello del padre della bambina che è diventato virale. Fortunatamente, la storia ha avuto un lieto fine: grazie al passaparola online e all’intervento dei carabinieri, il triciclo è stato ritrovato la sera stessa, abbandonato nel cortile di un condominio non lontano dalla casa di Olivia. Il prezioso attrezzo, realizzato su misura, le è stato restituito, mettendo fine a un’incresciosa vicenda.

Sensibilità e Consapevolezza: L’Importanza del Linguaggio

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Cesara Buonamici

Le scuse di Cesara Buonamici sottolineano quanto sia fondamentale l’uso di un linguaggio appropriato e inclusivo, soprattutto in un contesto pubblico come quello del telegiornale. L’episodio dimostra che anche un’icona del giornalismo può commettere un errore, ma la sua prontezza nel riconoscerlo e chiedere scusa rappresenta un esempio di responsabilità. La vicenda di Olivia non si è conclusa solo con il ritrovamento del triciclo, ma anche con un momento di riflessione sull’importanza delle parole e sulla necessità di un linguaggio che rispetti la dignità di ogni persona.

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