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Emilio Fede: L’Antropologo della Televisione e il Suo Ruolo Oltre il Giornalismo

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emilio fede

La morte di Emilio Fede, avvenuta a 94 anni il 2 settembre, riapre un dibattito su come raccontare una figura che ha segnato profondamente la storia del giornalismo italiano. Al di là della tendenza a un’agiografia post-mortem, il percorso di Fede è troppo complesso per essere ridotto a un semplice omaggio. Da inviato di guerra in Rai a direttore del Tg1, il suo curriculum è di tutto rispetto. Ma la sua eredità è legata indissolubilmente al suo ruolo di megafono del berlusconismo, un modello di “anti-giornalismo” che ha influenzato le pratiche mediatiche.

emilio fede e silvio berlusconi
Silvio Berlusconi e Emilio Fede

Dal Giornalismo Tradizionale al “Megafono” Politico

Emilio Fede conosceva così a fondo le regole del giornalismo televisivo da riuscire a sovvertirle completamente. La sua direzione ventennale del Tg4 (dal 1992 al 2012) è un esempio di come la cronaca possa essere piegata a un’agenda politica. Servizi tendenziosi, pause enfatiche e immagini impietose degli avversari politici erano la sua firma. Più che un telegiornale, il Tg4 di Fede era una tribuna politica, un palcoscenico per i panegirici a favore di Silvio Berlusconi, del quale Fede era “politicamente, spassionatamente innamorato”, fino a rimanerne alla fine “bruciato”.

Il “Fenomeno” Fede e la Nascita delle Meteorine

Negli anni ’90 e 2000, Emilio Fede non era solo il comunicatore più solerte di Berlusconi, ma anche la perfetta incarnazione del suo universo valoriale. Un esempio iconico di questa fusione è l’introduzione delle Meteorine, procaci annunciatrici del meteo spesso pescate dal vasto “harem” berlusconiano, un mix di spettacolo, politica e vitalizi. Questa pratica ha cristallizzato l’idea di un giornalismo in cui il confine tra informazione e intrattenimento, tra professionalità e nepotismo, era completamente annullato.

I Fuori Onda e l’Umanità “Irriverente”

Di Emilio Fede non si possono dimenticare i furiosi fuori onda, spesso tragicomici, in cui si scagliava contro i suoi collaboratori ritenuti incapaci. Celebri le sue invettive durante le dirette, come quella con Paolo Brosio ai tempi di Mani Pulite, o l’esclamazione diventata iconica: “Che figura di m****”, pronunciata dopo aver annunciato per errore la cattura di Berlusconi al posto di quella di Saddam Hussein. Questi momenti, al di là dell’aspetto comico, mostravano un’umanità complessa e spesso irriverente, che contribuiva a rendere il personaggio ancora più nazional-popolare.

La Sua Eredità nel Panorama Mediatico Moderno

La figura di Emilio Fede non può essere confinata nel passato. Le sue pratiche, dal giornalismo di tribuna alla commistione tra informazione e opinione, sono ancora oggi diffuse e riconoscibili. La sua lezione non è stata quella di un semplice giornalista, ma di un comunicatore che ha saputo sfruttare i segreti dello schermo per ribaltare le regole, creando un modello che, nel bene o nel male, ha lasciato un segno indelebile nel modo di fare e di intendere la televisione italiana. Il suo percorso ci ricorda che, prima di sovvertire le regole, bisogna conoscerle a fondo.

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