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Fedez, il chirurgo che l’ha operato: “La sopravvivenza a 5 anni a questi tumori è superiore al 60%”

Fedez al San Raffaele di Milano, parla il primario dell’Unità di Chirurgia del Pancreas che l’ha operato: “Oltre a essere rari sono tumori quasi sempre silenziosi”

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Fedez in ospedale operazione tumore pancreas

Fedez operato al San Raffaele di Milano: parla il chirurgo

Nella giornata di ieri Fedez, intorno all’ora di pranzo, è tornato sui social dopo lunghi giorni di silenzio. Un silenzio che lo ha avvolto per giorni da quando ha reso noto di aver scoperto di avere una malattia che, al principio, non aveva un nome. Da ieri invece il nome ce l’ha: raro tumore neuroendocrino del pancreas. Operato al San Raffaele di Milano, ora Fedez si sta lentamente riprendendo da un intervento durato 6 ore. Intervistato dal Corriere della Sera, parla il chirurgo e direttore del Centro del Pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, Massimo Falconi, che lo ha operato insieme alla sua equipe.

Il primario dell’Unità di Chirurgia del Pancreas: “I NETs rari e quasi sempre silenziosi”

Una patologia, un tumore “raro” e che nella maggior parte dei casi è silenzioso. Intervistato dal Corriere, così Falconi entra nel dettaglio della tipologia di tumore neuroendocrino di Fedez. “Oltre a essere rari i NETs [Neuro Endrocine Tumors dall’inglese] sono quasi sempre ‘silenziosi’ e solo nel 20% dei casi danno sintomi specifici legati all’iperproduzione di ormoni. Sono un gruppo di neoplasie molto diverse fra loro, alcune aggressive altre “indolenti”, ovvero che evolvono lentamente“, queste le parole di Falconi, il direttore e chirurgo che insieme al suo staff è intervenuto nella giornata di martedì su Fedez con un’operazione radicale.

Il tumore neuroendocrino del pancreas, Falconi: “La chirurgia radicale può portare a guarigione alte percentuali di pazienti”

Fedez in ospedale operazione tumore pancreas
Fedez dopo l’operazione al pancreas al San Raffaele di Milano. Fonte: Instagram

Interrogato sulla pericolosità del tumore in questione, così Falconi: “È molto difficile dare una risposta univoca per le decine di sottotipi diversi di tumori neuroendocrini. In base all’aspetto delle cellule neoplastiche, i NETs si possono suddividere in ‘ben differenziati’ che crescono in genere lentamente e sono meno aggressivi (ma comunque potenzialmente maligni, possono dare metastasi anche dopo molti anni) e ‘scarsamente differenziati’ che si sviluppano più velocemente e hanno maggiori probabilità di essere metastatici fin dall’inizio“. Non esiste dunque un discorso “generale” su una patologia così rara, ogni caso sembra avere una storia relativamente a sé stante: “[..] richiedono un approccio personalizzato“. Sempre Falconi: “Se il tumore viene scoperto agli inizi ed è localizzato, la chirurgia radicale, ovvero l’eliminazione di tutta la massa neoplastica, può portare a guarigione alte percentuali di pazienti. Spesso l’intervento chirurgico è complesso: punta ad asportare completamente la malattia, preservando il più possibile la funzione dell’organo“.

Fedez, il chirurgo che l’ha operato: “La sopravvivenza a 5 anni a questi tumori è superiore al 60%”

Nessun “caso tipo”, ma solamente tante specificità: tanti fattori diversi che insieme descrivono un caso. In ultimo, la domanda che verte sulla possibilità di guarire: “Anche in questo caso tutto dipende dal tipo di tumore presente nel singolo malato e dallo stadio della neoplasia al momento della diagnosi (se è in fase iniziale o avanzata) – spiega il chirurgo, e risuonano in questo caso importanti le dichiarazioni di Fedez quando ha parlato di “grande tempismo” – Ma la sopravvivenza a 5 anni nel nostro Paese è alta, superiore al 60%. Negli ultimi anni, con le nuove terapie abbiamo fatto passi in avanti significativi. È però determinate essere curati in centri di riferimento, dove operano gruppi multidisciplinari di esperti, perché servono le competenze di diversi specialisti“.

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