Connect with us

Cinema e Teatro

Marco Bellocchio a Venezia: Il “Portobello” che Racconta l’Ingiustizia

Avatar di Redazione

Published

on

enzo tortora

Marco Bellocchio, uno dei maestri del cinema italiano, sbarca alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo nuovo ambizioso progetto: la serie tv Portobello per la piattaforma HBO Max, con protagonista Fabrizio Gifuni. La serie, composta da sei episodi e in uscita entro marzo 2026, si propone di ripercorrere la parabola umana e giudiziaria di Enzo Tortora (nato a Genova il 30 novembre del 1928 e morì a Milano il 18 maggio del 1988), uno dei casi più clamorosi di ingiustizia nella storia italiana. Bellocchio parte da una domanda cruciale: “Enzo Tortora è morto di ingiustizia?”.

La risposta del regista è chiara: “Scientificamente non è stato provato ma direi di sì, quell’ingiustizia gli spezzò il cuore all’interno”. La serie si addentra nel mistero di una “cecità di certi giudici oltre ogni umana immaginazione” che portò all’arresto e alla successiva assoluzione di un uomo innocente.

Portobello: Un Viaggio nel Mito Televisivo e nel Caos Giudiziario

La serie non si limita a raccontare il dramma di Tortora, ma rievoca anche il mito televisivo del suo programma omonimo, “Portobello”. La trasmissione, che arrivava a coinvolgere fino a 28 milioni di italiani, era un vero e proprio specchio della società, dando voce ai “bizzarri, a chi vuole giustizia, ai più strani inventori”. Bellocchio descrive il programma come un mezzo con cui Tortora “denunciava le grandi e piccole ingiustizie di tutti i giorni”. Il dramma inizia quando Giovanni Pandico, un affiliato alla Nuova Camorra Organizzata, decide di pentirsi e fa il nome di Tortora ai giudici.

enzo tortora arresto
L’arresto di Enzo Tortora

Con una serie di coincidenze assurde, il 17 giugno 1983, l’icona della televisione italiana viene arrestato con l’accusa di traffico di stupefacenti, in un’operazione che coinvolse centinaia di persone. L’attore Fabrizio Gifuni, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, descrive la vicenda come una “terribile ordalia, una ragnatela che somiglia alle prime quattro righe del ‘Processo’ di Kafka”, evidenziando la ferita profonda lasciata nella società italiana.

enzo tortora portobello
Enzo Tortora

Il Divo e l’Intellettuale: Il Doppio Volto di Enzo Tortora

Bellocchio esplora anche il rapporto complesso e controverso tra Tortora e l’ambiente intellettuale e politico del tempo. L’attore, conduttore, e volto noto della televisione era ammanettato all’alba a favore di telecamere, insultato dalla gente e scaricato dalla Rai, che lui stesso aveva criticato. Bellocchio, pur riconoscendo il suo distacco ideologico, ammette che Tortora era un “liberale che non veniva dal popolo e che era un borghese molto presuntuoso”.

marco bellocchio
Marco Bellocchio

La sua enorme popolarità era invisa a una potente classe sociale, ma la sua vera debolezza era la mancanza di protezione da parte delle due “grandi chiese” di allora, la DC e il PCI, e persino del Vaticano. L’ingiustizia subita da Tortora, che credeva nella legge, è come se si fosse “vendicata su di lui”, un monito per la giustizia stessa.

La Lunga Via Verso l’Assoluzione e la Tragedia Finale

enzo tortora assolto
Enzo Tortora assolto

L’arresto di Enzo Tortora ha diviso l’Italia tra innocentisti e colpevolisti. Dopo un anno e 33 giorni di detenzione, tra carcere e domiciliari, fu definitivamente assolto nel 1987, a quattro anni dal suo arresto. La serie di Bellocchio si basa anche sulle lettere che Tortora scriveva dal carcere alla sua compagna, Francesca Scopelliti. Bellocchio sottolinea come l’errore giudiziario, riconosciuto dalla maggioranza, sia stato portato avanti fino alla fine, all’appello, senza che nessuno volesse fare un passo indietro.

Dopo l’assoluzione, Tortora rifiutò un’offerta di lavoro vantaggiosa da parte di Silvio Berlusconi per tornare a rifare “Portobello” alla Rai, ma aveva perso la leggerezza e lo spirito di un tempo. La sua storia si conclude tragicamente: morì nella sua casa di Milano a meno di 60 anni. La sua richiesta di avere nell’urna delle ceneri una copia de “Storia della colonna infame” di Manzoni, un simbolo di ingiustizia storica, è la testimonianza più amara e potente del suo dramma.

Copyright 2023 © riproduzione riservata Lawebstar.it - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26692 Editore e proprietario: Sport Review S.r.l. P.I.11028660014