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Maxi Inchiesta sui Siti Sessisti: Indagini su “Phica” e “Mia moglie”

Una maxi inchiesta è stata avviata su due piattaforme, il forum “Phica” e il gruppo Facebook “Mia moglie”, al centro di uno scandalo per la diffusione di foto e video di donne senza il loro consenso. Sotto la lente della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, sono i reati legati al revenge porn. Le indagini della Polizia Postale, che si concentrano sul sito “Phica”, potrebbero confluire nel fascicolo già aperto per il gruppo Facebook. A destare particolare preoccupazione è una discussione del 2022 in cui l’admin di “Phica” scriveva che erano accettate anche immagini di minori, “purché vestiti”.

Siti Sessisti, Nuove Denunce e Pratiche Sospette: Il Rischio dei Tecnici Riparatori

L’inchiesta si arricchisce di nuove denunce. Una donna ha raccontato di aver trovato le sue foto su Phica.net, scoprendo un metodo di appropriazione indebita degli scatti ancora più insidioso: l’utilizzo di immagini rubate da telefoni e computer portati in riparazione. In un commento su una foto, un utente ha ammesso di approfittare del suo lavoro di tecnico per appropriarsi delle foto presenti nelle gallerie dei dispositivi dei clienti. Questo ha rivelato un giro d’affari “molto più grande e sporco” di quanto si potesse immaginare, in cui i contenuti vengono scambiati a pagamento, quasi come “figurine”. La donna si è detta scioccata: “Non si è più libere nemmeno di portare il cellulare a riparare”.
Appello delle Istituzioni: L’Iniziativa della Sindaca Funaro

La vicenda ha avuto una forte risonanza, tanto che la sindaca di Firenze, Sara Funaro, le cui foto erano state usate sui siti, ha espresso la sua volontà di incontrare il gestore del sito sessista. L’obiettivo, ha dichiarato, è fargli “capire” il danno causato da tali azioni. Le denunce e la mobilitazione pubblica hanno contribuito ad accelerare le indagini, portando alla luce la gravità di un fenomeno in cui la dignità e la privacy delle donne vengono calpestate e scambiate per denaro in una rete sotterranea che, secondo gli investigatori, si ramifica su piattaforme come Telegram, dove i contenuti vengono diffusi e monetizzati.
