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MUSICA

Antonio Vivaldi: il “Prete Rosso” della Venezia musicale barocca

Nato a Venezia il 4 marzo del 1678, Antonio Vivaldi: il volto della grande Musica del ‘700

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Antonio Vivaldi Prete Rosso

Non si può certo narrare la storia della grande Musica dalla fine del 1600 alla prima metà del 1700 senza citare 3 nomi e personaggi fondamentali: Johann Sebastian Bach, proveniente dalla piccola regione tedesca della Turingia; Georg Friedrich Haendel, tedesco anch’egli ma inglese d’adozione; infine il veneziano Antonio Vivaldi, prolifico autore soprattutto di pagine dominate dal violino, il suo strumento.

Antonio Vivaldi, nato il 4 marzo: perché lo si chiama “Prete Rosso”

Soltanto nella seconda metà del 20° secolo venne ufficialmente appurato che Antonio Vivaldi era nato a Venezia il 4 marzo del 1678. Fu infatti il musicologo irlandese Paul Everett a consultare i registri battesimali della chiesa veneziana di San Giovanni in Bragora e a trovare quindi quel preciso dettaglio che mancava. Era comunque noto che era stato il padre Giovan Battista, violinista di fama presso la Cappella Musicale di San Marco, a insegnare al piccolo Antonio le basi della musica e dello strumento. Inoltre, a 25 anni Vivaldi venne ordinato sacerdote e fu così ribattezzato “Il Prete Rosso” in omaggio al colore della sua capigliatura. Solo che però dovette presto smettere di celebrare l’Eucarestia a seguito di un’insufficienza respiratoria che lo costringeva più volte a sospendere il rito per prendere fiato.

I cicli dei Concerti Grossi per violino e orchestra da camera: L’Estro Armonico, Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione (con Le 4 Stagioni) ed altro ancora

Sicuramente il cuore della produzione vivaldiana si riscontra nelle raccolte, ciascuna formata da 12 partiture, di concerti per violino solista e orchestra da camera: L’Estro Armonico (op. 3) ha il suo fiore all’occhiello nel Concerto n. 8 in la minore, il cui secondo movimento, lo struggente Larghetto spiritoso, impressionò Johann Sebastian Bach a tal punto, da ricavare un’indovinata trascrizione per organo dell’intero brano. Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione (op. 8) si apre invece con Le Quattro Stagioni, indubbiamente il punto più alto della popolarità vivaldiana. I quattro concerti, ciascuno dedicato ad una stagione dell’anno e accompagnato da un apposito sonetto, riemersero da un secolo e mezzo di oblio nel 1869, rilanciati dal violinista tedesco Joseph Wasielewski. Meno note (e più complesse) sono invece le raccolte La Stravaganza (op. 4) e La Cetra (op.9).

L’altro Vivaldi: composizioni per altri strumenti

Il compositore veneziano era stato accolto come violinista presso il Seminario Musicale dell’ “Ospitale della Pietà”; poi divenne “Maestro di violino, de’ Concerti e di Coro”, ruolo da lui mantenuto sino al 1740. Nel frattempo egli sperimentò altre strade: si dedicò quindi alla musica sacra (ricordiamo lo stupendo Beatus Vir per coro e orchestra), al melodramma (Orlando Furioso; L’Olimpiade) e ancora al suo habitat naturale, il concerto, ma impiegando strumenti diversi: ad esempio, il fagotto solista nel Concerto La Notte, il flauto nel Concerto del Gardellino, il mandolino in una serie di bellissime pagine successivamente trascritte da altri per chitarra e, più tardi, una prova molto matura detta Il Pastor Fido, sei sonate per flauto e clavicembalo pubblicate nel 1737. Quattro anni dopo, trasferitosi a Vienna per incomprensioni con le alte cariche ecclesiastiche, l’abate Antonio Vivaldi moriva, quasi in miseria: era il 27 luglio del 1741.

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