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Carlo Cracco, il ricordo dell’incidente tra le fiamme: “Ho messo in salvo quante più bottiglie potevo”

Lo chef ripercorre un incidente avvenuto nel passato

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Carlo Cracco chef incendio

Carlo Cracco: il cuoco di Creazzo a ruota libera sui suoi esordi

Carlo Cracco, in una lunga intervista al Corriere della Sera, ci racconta gli inizi (non facili) della sua carriera da chef. Una carriera che lui ha scelto da sempre e che i suoi genitori inizialmente non capivano. Lo chiamavano “lazzarone” e dicevano che pensava solo a mangiare e bere. Il che, come ammette lo stesso Cracco, non era del tutto campato in aria. Quello che non sapevano era che non si trattava solo di baldoria: Cracco aveva intenzione di prendere la professione di cuoco molto seriamente e andare a lavorare per Gualtiero Marchesi. Quindi, dopo il servizio militare, il giovane Cracco è finalmente uscito dalla provincia di Vicenza. Per 4 anni è rimasto nella cucina del più grande cuoco italiano di quei tempi, poi si è spostato dapprima in Francia e in seguito a Firenze.

Carlo Cracco: “Mi maltrattavano”

Ho fatto il primo corso di sommelier a 20 anni con Giuseppe Vaccarini. Durante le lezioni mi maltrattavano, ma poi l’esame l’ho passato lo stesso, nel 1987, quando lavoravo da Gualtiero Marchesi“, dichiara Cracco ricordando una delle prime esperienze. “Mi dicevano che ero un cuoco e dovevo fare il cuoco e stop. Ma avevo, e ho ancora, una vera passione per il vino. Se fossi stato astemio sarei ricchissimo. I primi soldi che ho guadagnato li ho usati per comprare vino“, confessa l’ex chef di Masterchef. Senza poi godersele perché le bottiglie non hanno fatto altro che andare ad accrescere a dismisura la sua personale cantina.

L’incendio all’enoteca Pinchiorri: quando Cracco salvò il vino dalle fiamme

Carlo Cracco a Masterchef

Lì, dove lavorava all’enoteca Pinchiorri, è successo un incidente: era il 1992 e un incendio distrusse circa 25mila bottiglie. Ne avrebbe distrutte anche di più se Cracco non si fosse gettato fra le fiamme: “Ho messo in salvo quante più bottiglie potevo. Anche una magnum di Montevertine, Le Pergole Torte del 1981. Giorgio Pinchiorri me l’ha regalata come ricompensa. È ancora qui, mi segue. La passione per il vino dello chef Cracco è un fatto poco noto, ma molto vero.

Mai fermo, nemmeno in pandemia

Cracco ha sempre lavorato, senza mai fermarsi. Anche durante il lockdown, con i ristoranti chiusi, si è messo a sfamare gli operai che stavano costruendo l’ospedale in Fiera Milano. 450 pasti al giorno, in accordo col Comune: “Sono rimasto a casa tre ore, non di più. Non riesco a stare fermo, anche se sto bene con mia moglie e i miei figli. Ho pensato: abbiamo le celle frigorifere piene di cibo, non ci sono prospettive di aprire. Ho chiamato il Comune e la Regione e ho detto: regalo tutto, tanto non ne posso far nulla“.

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