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Proteste per la Libertà di Espressione

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Proteste per la libertà di espressione riferite alla presunta censura dell’intervento di Scurati nel programma di Serena Bortone

L’onda di malcontento che si è scatenata a seguito del caso di presunta censura dell’intervento di Scurati nel programma di Serena Bortone non accenna a placarsi. Il pubblico, già sensibile ai temi relativi alla libertà di espressione e alla pluralità dell’informazione, ha trovato in questo episodio materiale per una protesta più ampia che si rivolge contro le politiche editoriali della Rai. La raccolta firme su Change.org ne è un chiaro esempio, con oltre 15mila adesioni che chiedono un intervento concreto per garantire un’informazione imparziale.

La Richiesta di Cambiamento

L’obiettivo principale di questa mobilitazione online è chiedere un’informazione che rispetti i principi di equità e imparzialità, considerati fondamentali in una società democratica. Gli autori della petizione contro il canone Rai sottolineano come la percezione di un’informazione orientata possa ledere il diritto di scelta del telespettatore, limitando di fatto la libertà individuale. La questione sollevata dalla petizione va oltre il singolo episodio del caso Scurati, toccando la questione più ampia della governance dell’informazione pubblica e delle sue implicazioni sulla libertà di espressione.

Molteplici Fronti di Protesta

Non si tratta di un fenomeno isolato: altre raccolte firme hanno seguito e preceduto l’iniziativa più recente, accumulando decine di migliaia di adesioni. Tra queste, la petizione di Alessandro Spinozzi, che con 40mila firme, chiede l’abolizione del canone per una Rai percepita come sempre meno promotrice di libera espressione e, paradossalmente, sempre più simile alle reti private per la presenza di pubblicità. Anche la petizione di Alberto Giraudo, incentrata sulla libertà d’informazione e la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, raccoglie il largo sostegno popolare, spingendo per un’azione collettiva a tutela dell’impegno giornalistico.

Precedenti e Contesto

La piattaforma Change.org si conferma uno strumento efficace per dar voce a istanze di dissidenza pubblica. Il caso dei programmi di Barbara d’Urso, in passato, aveva dimostrato come il dibattito sui contenuti televisivi possa diventare un campo di battaglia culturale e sociale. Come in altre occasioni, la questione non si limita a un singolo episodio ma solleva interrogativi più ampi sulla qualità del servizio pubblico, sul suo ruolo nella società e sul rapporto tra il cittadino-contribuente e le istituzioni mediatiche.

In questo contesto, la protesta che emerge dalle raccolte firme su Change.org rappresenta una chiamata all’azione per i responsabili politici e i vertici aziendali, un invito a prendere seriamente in considerazione le richieste del pubblico per un’informazione che possa veramente essere considerata al servizio della collettività. Il caso Scurati ha acceso i riflettori su tensioni già esistenti, palesando un bisogno urgente di riflessione e, soprattutto, di rinnovamento.

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