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Wilbur Smith, ovvero l’arte di raccontare ciò che davvero si conosce

Cosa rimane di Wilbur Smith? Certo i luoghi, in particolare l’Africa, il senso di avventura e i personaggi, come Taita

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Wilbur Smith

A 88 anni Wilbur Smith non aveva alcuna intenzione di andare in pensione. Il Nuovo Regno, il suo ultimo romanzo sull’Antico Egitto, era uscito in Italia solo da quindici giorni, quando un malore fatale ha colto lo scrittore britannico-africano nella sua casa di Città del Capo (Sudafrica), sabato scorso. E un altro romanzo era già in lavorazione.

Invece, si è dovuto fermare a quota 49 romanzi pubblicati (dal 1964, inizio della sua carriera letteraria), lasciando orfani oltre 140 milioni di lettori nel mondo. Cosa rimarrà a loro e a tutti della sua immensa fatica letteraria?

Wilbur Smith, un maestro nel narrare la piena essenza dell’Africa

Smith è stato uno dei più abili romanzieri d’avventura mai esistiti e, soprattutto, uno dei più fedeli narratori della sua Africa, bellissimo e “perfido” (come lo definisce lui nelle interviste) continente che l’ha visto nascere. Trame complesse, ma mai difficili da seguire. Storie magiche, ma luoghi descritti con realismo. Perché Wilbur Smith è uno che segue alla lettera il dettato: “Scrivi di ciò che sai”, o meglio lo era, anche se è difficile parlarne al passato. Lui certo non scriveva della sua quotidianità, ma in tutti i posti descritti nella sua opera lui c’è stato e a lungo.

Tutta la sua opera è frutto di meticolose ricerche sul campo. Per esempio, quando racconta che il leone ferito è più aggressivo di uno in buona salute non è qualcosa che lui si è inventato dal nulla, ma lo sa dopo l’osservazione del re della foresta in numerosi safari dedicati. Rimangono di Wilbur Smith alcune “chiavi segrete” per scrivere un best-seller, consigli che trovate su Youtube e che potete facilmente verificare leggendo i suoi libri. Smith consigliava e metteva in pratica una classica divisione in tre atti: inizio, sviluppo e fine. In particolare, gli inizi dello scrittore sono memorabili e magistrali, perché introducono senza anticipare troppo. I suoi incipit “impostano” i personaggi, rivelando alcune caratteristiche che sono molto riconoscibili e che il lettore amerà in ogni scena dove il personaggio compare.

Taita e Lostris: i suoi personaggi impossibili da dimenticare

Proprio i personaggi, insieme ai luoghi, rimarranno nel cuore dei lettori. Anche quelli secondari sono ben costruiti, persino e soprattutto quelli che sembrano all’apparenza potentissimi e invincibili, in realtà sono molto relatable, come direbbero gli inglesi, cioè ci si identifica facilmente in loro. Tutte le azioni che compiono sono motivate e comprensibili, anche se non tutte sono dettate da fredde ragioni razionali.

Si pensi per esempio alla nobile Lostris, che ha dovuto rinunciare al vero amore per sposare un faraone. Ma il più conosciuto dei personaggi di Smith è sicuramente il servitore di Lostris, Taita. Ex schiavo, diventa poi architetto, inventore, scriba, mago, persino generale dell’esercito e manovratore nascosto delle sorti dell’Egitto. Con la sua ironia pungente e il suo essere troppo meticoloso, ha un posto speciale nella memoria degli amanti dell’avventura.

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