Libri
Dove cercar cultura?
L’editoriale di Roberto De Frede

In occasione della Mostra del Cinema di Venezia, qualcuno ha esclamato che “la cultura รจ il petrolio dellโItalia, e la nostra capacitร dovrebbe essere quella di valorizzarla sempre di piรน”; sperando che non vada tutto in fiamme, aggiungo io.
Il timore dellโincendio รจ reale, se oggi, al Ministero della Pubblica Istruzione cโรจ qualcuno, esempio e guida per i cittadini, che รจ certo e sicuro che la prima persona plurale dellโindicativo imperfetto del verbo vedere sia โvedAvamoโ, anzichรฉ la forma corretta vedEvamo! ร interessante riflettere su quanto chi abbia il dovere e la responsabilitร non tanto dellโistruzione in senso stretto, ma quantomeno della sua organizzazione nella gioventรน italiana, ignori la lingua italiana e il vero significato di istruire ed educare.
Il โgrammatico-politicanteโ รจ tra coloro (moltissimi ahimรฉ!) che ostentano con fastidiosa alterigia che la cultura non sia piรน quella dei libri, ma quella traviata della comunicazione spicciola quotidiana, fatta di abbreviazioni incomprensibili, faccine colorate, video senza capo nรฉ coda, blog sgrammaticati, social network usati nel peggiore dei modi e interviste condite con un italiano maccheronico per il solo scopo di apparire, dimenticando completamente lโessere e il fare.
La lezione di Piero Calamandrei: costruire l’Italia con la cultura
Piero Calamandrei, fine giurista, riaprendo da rettore lโUniversitร di Firenze nel settembre del 1944, da poco liberata dalle truppe americane, indicรฒ la cultura come la via maestra per la ricostruzione morale e politica del Paese.
โEd ora, oh giovani, riprendiamo fermamente la strada: la strada รจ lunga ed erta, e avremo tanto da camminare. Michelangelo mise in bocca alla statua della Notte (una di quelle statue pellegrine che forse รจ ancora pericolante in qualche nascondiglio battuto dalle artiglierie) i celebri versi: โGrato mโรจ il sonno e piรน lโesser di sasso โ in fin che il danno e la vergogna duraโ. Sรฌ, il danno รจ immenso, ma sapremo ripararlo: e la vergogna รจ finita. Nelle nostre case devastate e saccheggiate noi contempliamo con una stretta al cuore i cumuli di macerie che riempion le stanze senza tetto, e cerchiamo di riconoscere in quel crollo i vestigi degli oggetti piรน familiari e piรน cari: ecco, lรฌ sotto i travi travolti affiorano le copertine di alcuni vecchi libri, i soli rimasti di uno scaffale sommerso dai calcinacci.
Ecco, li tiriamo su, li liberiamo dai rottami, li spolveriamo alla meglio: le loro pagine sono sgualcite e strappate, ma ci si puรฒ leggere ancora. Guardiamo: Galileo, Dialogo dei massimi sistemiโฆ; e questโaltro: Beccaria, Dei delitti e delle pene โฆ; e questโaltro ancora: Mazzini, I doveri dellโuomoโฆ Animo, oh giovani, in alto i cuori! Con questi tre libri, anche se altra biblioteca non ci rimanesse, possiamo rimetterci con fede al lavoro: ed esser certi che in questa nuova Europa che si annuncia dal sangue e dal dolore, lโItalia ha ancora qualcosa da dire agli uomini di tutto il mondoโ.
Senza cultura non vi รจ futuro
La cultura โ chiamatemi anche anacronistico โ รจ quella che รจ impressa nei libri, non quella millantata da chi dovrebbe โ stavolta a ben ragione – sostituire la vocale โuโ con la โoโ e andare a mietere il grano! I libri non perderanno mai lโonere e lโonore di donare cultura ai lettori, e chi sostituisce una โeโ con una โaโ, probabilmente da molto tempo non maneggia oggetti formati da fogli profumati di stampa, rilegati e custoditi nelle librerie. La cultura รจ una pianticella che deve essere curata con grazia e pazienza, con responsabilitร e serietร ; la cultura รจ il futuro, รจ il ragazzino di oggi che sarร il padre di domani; รจ un bene comune primario come lโacqua dove i libri e le biblioteche sono i fiumi che irrigano la nostra vita. Non รจ soltanto possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma รจ la capacitร che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini, urlava Gramsci dal carcere.
Ha cultura chi ha coscienza di sรฉ e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri, perchรฉ รจ lโunico bene dellโumanitร che, diviso fra tutti, anzichรฉ diminuire diventa piรน grande. Perchรฉ e per chi scrivo? Non mi arrogo di certo di far cultura: il mio proposito – e la conseguente tematica – non puรฒ essere che un commento alle idee correnti e al costume, con lโidea generosa quanto umile di contribuire a correggere le une e a migliorare lโaltro, la rettifica di storture e di affermazioni gratuite e superficiali, lโosservazione di ciรฒ che sfugge a chi รจ troppo pericolosamente distratto… Chi mi leggerร ? Quanti mi leggeranno? Probabilmente appena qualcosa in piรน delle venticinque persone che Manzoni si immaginava per il suo romanzo.
E tuttavia bisogna insistere, aspettando con fiducia che almeno certe categorie di persone riscoprano non solo il piacere di leggere, ma la sua piรน efficace โ e secondo me insostituibile โ funzione culturale e morale.
