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Clizia Incorvaia prosciolta: vince la battaglia legale contro l’ex Francesco Sarcina

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clizia incorvaia

Il giudice decide sul caso delle foto della figlia Nina pubblicate sui social senza consenso

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Sentenza di proscioglimento per l’influencer

clizia incorvaia
Clizia Incorvaia

Clizia Incorvaia è stata ufficialmente prosciolta dalle accuse di trattamento illecito di dati personali. La vicenda giudiziaria era nata da una denuncia presentata dall’ex marito Francesco Sarcina, leader de Le Vibrazioni, che contestava la pubblicazione sui social delle immagini della figlia minore Nina senza il suo preventivo accordo. Durante l’udienza predibattimentale del 17 dicembre 2025, la Procura di Roma ha richiesto il proscioglimento dell’influencer, istanza accolta dal giudice che ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, stabilendo che i fatti non configurano un reato penale.

La contesa sulle sponsorizzazioni e la privacy dei minori

clizia incorvaia e francesco sarcina
Clizia Incorvaia e Francesco Sarcina

Il nucleo del conflitto tra i due ex coniugi riguardava non solo la privacy della bambina, ma anche l’uso delle sue immagini per scopi pubblicitari. Sarcina aveva documentato diversi post in cui la piccola appariva per promuovere brand di abbigliamento e calzature, ritenendo tale condotta lesiva e contraria agli accordi di separazione. Clizia Incorvaia, dal canto suo, aveva difeso la propria posizione sottolineando la necessità di provvedere al mantenimento della famiglia attraverso la propria attività digitale, ma la questione aveva sollevato un acceso dibattito pubblico sui limiti dell’esposizione dei minori sul web.

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Resta il vincolo civile: stop alle foto senza accordo

Nonostante la chiusura del capitolo penale, la tutela della minore resta ferma in sede civile. Il tribunale ha infatti confermato il provvedimento che vieta alla Incorvaia di pubblicare ulteriori immagini della figlia senza il consenso esplicito del padre. I legali di Sarcina hanno precisato che, pur accettando la decisione del giudice penale, la vigilanza sul rispetto della privacy della bambina rimarrà altissima. La sentenza segna un punto fermo importante nella giurisprudenza italiana riguardante lo “sharenting” e i doveri dei genitori separati nella gestione dell’identità digitale dei figli.

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