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Degà racconta la sua Golden Hour: “Vedevo tutto nero. Un labirinto senza via d’uscita”

L’INTERVISTA – La luce della vita e della musica all’uscita di un tunnel, la Golden Hour di Degà

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Degà debutta con il suo primo EP Golden Hour: il track by track

Degà, all’anagrafe Gaetano Marrone, esce allo scoperto con il suo primo EP Golden Hour. La visione di una vita crepuscolare abbraccia la sonorità del cantautore che rende così omaggio alla musica metaforicamente descritta come un φάρμακο. Intervistato da lawebstar.it, Degà racconta e si racconta dall’intimità di un nome d’arte ai progetti futuri lasciandoci la sua personale track-list di vita quotidiana.

Degà, dall’arte alla musica: via d’uscita di un tunnel

Degà, un nome particolare dalle reminiscenze artistiche. Qual è stata la genesi?

Il nome è venuto fuori in modo naturale. In salone ho esposto un quadro di Edgar Degas che, come solito dell’artista, ritrae alcune ballerine. Stavo pensando ad un nome d’arte per me e ‘Degà’ suonava molto bene perché è un nome breve e tronco. Poi io mi chiamo Gaetano,e con De – Gà, è come se volessi dire: “Riguarda Gaetano“. 

Con Golden Hour è chiara la metafora di una musica-medicina: da quale evento ti ha curato? 

Diciamo che era un momento della mia vita in cui vedevo tutto nero, intrappolato in una situazione ed un meccanismo che non mi appartenevano. Una di quelle classiche situazioni che, quando ci sei fuori, sembra facile dire “Sbarazzati di tutto ciò“, ma quando ci sei dentro, sembra di trovarsi in un labirinto senza via d’uscita. Ora a posteriori anche io dico “Ma come ho fatto a resistere tutto quel tempo?”, ma sono sicuro che se non ci fosse stata la forza motrice della musica tutt’ora sarei ancora in quel tunnel quindi: Musica, grazie di esistere, ancora una volta.

L’amore per Pino Daniele e Battisti e le influenze irlandesi

A chi ti ispiri musicalmente, pescando dal panorama nazionale e non solo? 

Nel mio percorso musicale ne sono passati tanti di artisti e chi per un motivo, chi per un altro, mi hanno offerto qualcosa da cui prendere spunto. Cito i primi amori: Pino Daniele e Lucio Battisti per passare poi, più in là con gli anni, a Domenico Modugno che mi ha aperto un mondo cantautorale letto sotto un’altra chiave, sia musicale che poetica. Ad oggi i miei ascolti quotidiani si soffermano molto su artisti tipo Glen Hansard e Damien Rice, irlandesi, di cui mi piace molto il modo intimo di approcciarsi alla canzone con la chitarra acustica come strumento madre che accompagna le liriche musicali.

Ambizioni? Sognare di vivere di sola musica si può? 

Ovviamente nella parola Musica ci sono tanti sottoinsiemi che a loro volta ne generano altri. Secondo me si può, se si sceglie la mansione giusta. È molto più semplice intraprendere un percorso lavorativo tipo “Piano Bar” che ti permetta di avere un riscontro con il pubblico immediato, trattandosi di cover per la maggior parte della scaletta. In un percorso prevalentemente inedito invece la questione diventa un po’ più complicata al di là della creazione stessa dei brani e bisogna poi far accettare i brani a un pubblico per poi convincere questo ipotetico pubblico ad acquistare (oggi streammare) la tua musica e infine a comprare biglietti per un concerto. Sognare però non costa niente e nemmeno fare musica, anzi, può renderti soltanto una persona migliore quindi: continuiamo a sognare.

Sotto la doccia con Degà: pensieri e parole che ne raccontano l’intimità

Viaggio nelle playlist di Degà: le 5 canzoni che consigli di ascoltare sotto la doccia? 

Ascolta su Spotify la nostra playlist Sotto la doccia con Degà

Completa la frase con il primo ricordo che ti riguarda e che può descriverti: Mi ricordo quella volta che… 

… ho cantato in pubblico per la prima volta una canzone tutta mia. Ero imbarazzatissimo: ricordo che nel sound check non conoscevo neanche la differenza tra bassi e medi, e la fonica di turno disse ad alta voce, davanti a tutti “Gli mancano assolutamente i bassi”. Soltanto dopo qualche giorno capii cosa stesse intendendo. Mi soffermai subito su quella carenza e cercai di migliorarmi il più possibile lavorando sodo, fatto sta che da quel momento in poi non ho mai più avuto problemi di quel genere. Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente e forse descrive anche bene come sono caratterialmente: sono uno che cerca sempre di migliorarsi stando sul pezzo e dal quale le critiche riescono sempre a tirare fuori il meglio.

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