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Bono Vox degli U2 si confessa da Fabio Fazio: “Diagnosi brutta, ma sono pronto”

“Mi ha fatto più paura l’operazione”

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Bono Vox U2 Fabio Fazio Che Tempo Che Fa

Il cantante ha raccontato come sta combattendo la malattia e il vuoto lasciato dalla morte della mamma

Fabio Fazio ha messo a segno un altro colpo eccezionale e ha portato nello studio di Che Tempo Che Fa il frontman e leader degli U2, ovvero Bono Vox. Il cantante si è prima esibito con With or Without You, poi ha raccontato alcuni aspetti della sua vita privata poco conosciuti in Italia. Così la star della musica mondiale ha parlato della sua malattia e della morte della madre, che ha lasciato in lui un vuoto incolmabile.

Fabio Fazio intervista Bono Vox: “Ho dovuto curarmi, ora sto bene”

Il conduttore del programma di Rai3 ha subito voluto capire da Bono Vox come stesse fisicamente, visto che l’artista sta lottando con una grave malattia. “Dopo un periodo in cui mi hanno diagnosticato qualcosa di brutto, ho dovuto curarmi e ora sto bene. Non sto male. Sono pronto a quello che verrà. Ho avuto paura? Ho pensato che il regalo è stato quello di riuscire a farcela. Mi ha fatto più paura il fatto che mi mancasse l’aria, più che l’operazione in sé”. Questo il racconto di Bono Vox a Fabio Fazio.

Il cantante degli U2 apre il suo cuore e racconta la morte della madre

Per affrontare meglio questo tema e altri demoni interiori, Bono Vox ha scelto un libro, dal titolo Surrender, che è da poco stato pubblicato anche in Italia. Ampio spazio trova nel volume il ricordo della madre, che ha lasciato un vuoto immenso nella vita di Bono. La donna è mancata in condizioni davvero drammatiche, subito dopo i funerali del nonno di Bono. “È una ferita che si è spalancata e mi ha dato emozioni con la musica. L’ultima volta che vidi mia madre fu al funerale di suo padre mentre la bara stava per essere calata nella terra“. Il cantante ha poi proseguito nel racconto: “Lei svenne, mio fratello e mio padre la portarono in ospedale dove morì. Io mi sono sentito totalmente inutile. Mio padre per riuscire ad accettare la sua morte, decise di non dire mai più il suo nome. È un modo molto strano di cercare di far passare questo lutto. Ho scritto il libro anche per ritrovare certi ricordi perduti”.

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