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MUSICA

Foyerback: la band diversa da tutte che ci “prende per la gola”

Tutto il fascino di una band indipendente

Avatar di Emanuela Nizzari

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Intervista ai Foyerback: la band che ti “prende per la gola”

C’è una band che è diversa da tutte le altre, totalmente indipendente: loro sono i Foyerback. Prendono spunto dal nome del filosofo tedesco Feuerbach per presentarsi sulla scena musicale. Fanno musica per passione dal 2008 e cercano di trasmettere al loro pubblico allegria e spensieratezza. Intervistati da LaWebstar ci hanno raccontato qualcosa di più sul loro ultimo singolo, Mi prendi per la gola: un incoraggiamento a sentirsi liberi di essere, senza annullarsi.

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Parliamo del nome della vostra band. Immagino sia ispirato al filosofo, giusto?

Sì, è ispirato a lui, a Feuerbach. Tutto è nato nell’ormai lontano 2006 durante una lezione di filosofia, il professore mi ha interrogato perché ero distratto: “De Ambrosis ma lei sa almeno chi è Feuerbach?”. E allora ho azzardato qualche risposta tra cui: “Ma sarà un gruppo, saranno i Foyerback“. Dopo un paio di anni ci è venuto in mente questo aneddoto e allora abbiamo detto: “Scusate perché non ci chiamiamo così?“.

A chi vi ispirate? Quali sono i vostri modelli?

Ognuno ha i suoi generi preferiti, ma cerchiamo sempre di trovare un’idea comune: io la chiamo la chiave di volta, che faccia stare in piedi i pezzi e che sia originale. Poi, io ad esempio prediligo la musica pop, che è quello che facciamo. Stefano ad esempio è più sul rock.

Avete detto che fate musica per passione. Basta nel 2022?

Per ora basta, poi se verrà di più dalla nostra musica ne saremo ben felici. Ma il motore di tutto è quello. La musica è una valvola di sfogo per le nostre vite quotidiane: ci fa sentire proprio vivi.

Un pregio e un difetto dei tuoi compagni.

Il pregio principale è che abbiamo gusti musicali differenti. Che è anche un difetto, perché delle volte ci porta a scontrarci. Alla fine però è proprio questo dinamismo che ci permette di tirare fuori qualcosa di nuovo.

Parliamo di Mi prendi per la gola: sembra essere un inno alla libertà.

Esattamente, lo è. Perché per noi la libertà è proprio quello: il poter essere se stessi e trovare qualcuno che riconosce come te quel modo di essere. La libertà è data sì, prima da noi stessi, ma anche negli altri: se trovi qualcuno di simile a te ti senti libero, perché sarai sempre compreso.

Nel brano dici ‘dentro un sogno c’è un pensiero’. Che sogni fai?

Faccio diversi sogni. Sicuramente ogni sogno porta dentro di sé un messaggio che non è facile da interpretare. Bisogna saper elaborare i sogni che facciamo: è qualcosa che riguarda sempre noi stessi.

Mi spieghi la location particolare del videoclip?

Certo, la location è un laboratorio di uno scultore di Pietrasanta: ci dà l’idea di essere delle sculture. Un qualcosa in divenire. C’è una ragazza che cerca di trovare se stessa nella propria camera, cambiandosi in continuazione ma alla fine capisce che casa era con semplicità.

Volete mandare dei messaggi con la vostra musica?

Sì, la musica in generale secondo me è nata per quello. Qualcosa che ti muove c’è sempre ed è giusto cercare di definirlo per poterlo trasmettere a qualcun altro.

Perché bisognerebbe ascoltare Mi prendi per la gola?

Perché è un brano fresco, che lascia il sorriso. Ti lascia un senso di serenità e spensieratezza. Che poi è quello che vorremmo comunicare.

Progetti futuri? Album, live?

Per i live avremo delle date a breve. Quest’anno siamo molto concentrati sul nostro album in uscita (che uscirà a settembre, arte né parte). Mi prendi per la gola è il secondo singolo di quest’album. Il primo è stato Bianco o nero uscito a gennaio di quest’anno e poi ce ne sarà un terzo, in uscita a giugno.

Ora che i concerti stanno ripartendo, cosa vi piace di più dei momenti live?

Sicuramente vedere qualcuno che si mette a ballare su un nostro pezzo, che siamo riusciti a trasmettere qualcosa. La musica è comunicazione e se tu vedi che la gente capisce cosa stai comunicando, è il massimo.

Fareste Sanremo?

Sarebbe bellissimo, abbiamo provato un paio di volte a partecipare. Quando ancora si poteva per quanto riguarda l’età, quindi ora siamo fuori. Si parla del 2018. Chiaramente sarebbe sempre un onore calcare l’Ariston, ma non siamo ancora stati così fortunati.

Che cosa hai provato la prima volta che hai sentito una vostra canzone alla radio?

È stata una bellissima emozione, si parla di alcuni anni fa: forse 2009/2010. A Radio Versilia, se non ricordo male: c’era un DJ molto simpatico. Noi avevamo una registrazione fatta in casa, ci ha messo in rotazione tipo una settimana. Ci sentivamo delle rockstar.

Quali canzoni canti sotto la doccia?

Nell’ultimo periodo mi canticchiavo quelle dell’album. E poi ultimamente invece mi devo ripassare le cover, perché facciamo anche quelle per coinvolgere più pubblico possibile.

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