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GF VIP

Il GF Vip 7 è come il cibo spazzatura: non fa bene, ma piace

Pesante, stucchevole, pieno di conservanti e qualche rimasuglio di frutta a guscio: il GF Vip 7 è un cibo spazzatura di cui potremmo fare a meno, ma che mangiamo lo stesso

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Come ci si sente dopo aver visto la prima puntata del GF Vip 7? Pieni. Pura ingordigia. Pieni come dopo una grande abbuffata. E non c’era una metafora valida prima che a suggerirla fosse Signorini stesso, discorrendo sulla sua personale versione della carbonara con l’aggiunta della panna. Il GF Vip 7 non è altro che cibo spazzatura: valore nutrizionale bassissimo che può contare su una farcitura esagerata di grassi saturi e zuccheri cattivi. Un cibo spazzatura di cui non sentiamo effettivamente il bisogno e di cui non abbiamo bisogno ma che ci inganna con il suo appeal: colorato, fritto (quel fritto dove l’olio è sempre lo stesso da 10 anni), frizzante, eccentrico, assolutamente (sì, proprio assolutamente) gasato.

È una botta e la sensazione alla fine della puntata è di esagerata sazietà. Rimbecillisce il cervello e dà piacere, malsano al punto da volere un’altra puntata più abbondante ancora. È uno show pesante che ha ancora bisogno di parlare di Mark Caltagirone (ma davvero, davvero, davvero?); è pasticciato, è trito e ritrito oltre il proverbiale “mai ordinare le polpette al ristorante”, se non ti fidi di chi c’è in cucina.

Accomodatevi, perché il ristorante da fuori ha un’insegna bellissima ma lo chef mette la panna nella carbonara, non dimenticatelo.

Un GF Vip pieno di conservanti, additivi e frutta a guscio

Ma che sia benedetto il cibo spazzatura che salva le più brutte giornate e in fondo anche il GF Vip 7 potrebbe andare bene dopo una giornataccia a lavoro, dopo un licenziamento, una terribile delusione amorosa, una multa e 10 punti in meno sulla patente. Qualche ingrediente “sano” infatti qua e là c’è, per carità, peccato sia in una percentuale ridicola da non meritare nemmeno un posto in coda nella lista degli ingredienti sull’etichetta. Ma c’è, tipo la frutta a guscio come Attilio Romita. Che non te lo spieghi come ci sia finita la frutta a guscio in un’insalata di mare, ma questo offre la casa e salvo allergie lo accetti, lo mastichi e non ci pensi più.

Il resto sono tutti conservanti destinati per l’appunto a conservare un reality che ha un solo obiettivo: rimanere “fresco” quanto basta per entrare nella storia come l’edizione più lunga di sempre. Additivi, coloranti, edulcoranti, olio di palma: così si combatte la naturale data di scadenza.

Nauseante, stucchevole e crea dipendenza

L’effetto? Il primo boccone si butta giù per fame, al secondo ci si inizia a pentire timidamente, al terzo il senso di colpa è già alle stelle ma ormai non si può più tornare indietro, al quarto ci si addormenta come Orietta Berti che superata la mezzanotte farfuglia bofonchiando come Silvio Berlusconi su Tik Tok, e non tutte le parole sono facili da comprendere. È pesante come solo Sonia Bruganelli sa essere nel ricordare a tutto il mondo che potrebbe essere la più grande nemica del mondo. Uno zucchero cattivo. Pesante come il quarto assolutamente incalzato da Signorini che ricorda l’abbuffata del Natale prima, quando ci eravamo ingozzati di “change, change, change“.

Stomachevole come Amaurys Perez che deve ringraziare proprio stomaco, cassa toracica, spalle e bicipiti, il suo contenuto migliore. Stucchevole come Ginevra Lamborghini che è e non può non essere senza la sorella Elettra, più protagonista di lei sui social come un esasperante Godot il cui commento si aspetta ma non arriva mai. Mescoliamo tutto con degli antiossidanti, di quelli che nessuno conosce perché tanto si sopravvive benissimo anche senza, come George Ciupilan, Alberto De Pisis, Antonella Fiordelisi, Nikita Pelizon. Quote “under” in un mondo di over che non si sono arresi.

E poi c’è lui, il packaging. La confezione bella, il pacco ben fatto, stiloso, che stuzzica la fantasia ancor prima dell’appetito: Antonino Spinalbese. Una confezione che in quanto tale ha un compito: farsi notare. Ma attenzione, è puro marketing. Anzi, imprenditoria creativa. E per non farsi mancare niente, c’è pure del Salatino..

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